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Core Update Google: tra vecchi e nuovi aggiornamenti

Data pubblicazione 29-01-2021

Il 2020 ci ha salutati con 3 importanti aggiornamenti dell’algoritmo di Google che hanno fatto tremare il web. Oggi guardiamo all'Update di Page Experience che va ad aggiungersi ai criteri di ranking SEO

Il 3 dicembre scorso un tweet proveniente da casa Big G ha messo in allerta tutto il mondo digital. Il messaggio annunciava l’arrivo di un nuovo aggiornamento dell’algoritmo Google, il terzo del 2020.

 

Mentre tutto il mondo si preparava alle grandi preparazioni in vista del Natale, SEO Specialist ed esperti del digital marketing sgranavano gli occhi, preparandosi a disastrose penalizzazioni e perdite di posizioni in SERP. Oggi, ad un mese di distanza dall’ultimo core update, tutti gli occhi – e gli sforzi in campo digital – sono rivolti all’attesissimo Update di Page Experience previsto per maggio 2021. Ecco perché e come prepararsi al meglio.

 

CHE COSA SONO I CORE UPDATES DI GOOGLE?

Come è chiaro ormai da tempo, il primo interesse di Google è fornire all’utente che effettua una ricerca la risposta più utile e pertinente nel minor tempo possibile. Molto è cambiato nel corso del tempo, dalle innovazioni introdotte come Knowledge Graph, ai successivi aggiornamenti degli algoritmi di ranking che hanno permesso di migliorare sempre più l’utilità dei risultati e la soddisfazione degli utenti.

 

Google persegue con costanza il suo obiettivo ed è per questo che effettua spesso piccoli interventi tecnici, volti a perfezionare la pertinenza e la qualità dei risultati di ricerca. Infatti, la maggior parte di questi interventi passano per lo più inosservati, senza lasciare tracce evidenti ai nostri siti. Ma è quando questi aggiornamenti influiscono sui risultati di ricerca che parliamo di core updates.

 

I CORE UPDATES DEL 2020

Il 2020 ci ha fatto tribolare parecchio, tra emergenze sanitarie di portata mondiale, crisi di governo e ben 3 Google Updates lanciati rispettivamente a gennaio, maggio e dicembre 2020. Possiamo vederli ben rappresentati all’interno del grafico messo a disposizione dal tool Algoroo.

core update algoroo.jpg

A differenza dell’aggiornamento lanciato a gennaio e poco percepito dagli addetti ai lavori, i successivi core updates hanno scosso la comunità digital, conquistando la temuta stanghetta rossa.
Il perché? In entrambi i casi non si è trattato di perdere o acquistare qualche posizione per una o due keyword utilizzate all’interno della propria strategia, ma di una rilevante variazione del proprio ranking.

 

Ti starai chiedendo: ma perché questo avviene? È semplice. A differenza degli storici Penguin (penalizzazione di link spam) e Panda (maggior focus sui contenuti di qualità) i Google Core di maggio e dicembre non hanno influenzato il ranking di un sito valutando un singolo fattore, ma prendendo in considerazione diversi parametri come search intent dell’utente, pertinenza, rilevanza, autorevolezza dei contenuti offerti, user experience complessiva e mobile experience.

 

I dati prodotti da Search Engine Land di SemRush hanno mostrato i settori più colpiti, in particolar modo dall’aggiornamento di maggio (turismo, immobiliare, salute e benessere, animali domestici, persone e società, eventi pubblici). È bene precisare però che solo i siti che hanno curato poco i loro contenuti hanno ottenuto un’evidente penalizzazione. Al contrario, chi ha messo il contenuto chiaro e di qualità al centro della propria strategia di comunicazione è uscito indenne dall’intervento di Big G.

 

COME RICONOSCERE E RISPONDERE AD UNA PENALIZZAZIONE GOOGLE

La prima conseguenza dovuta a penalizzazioni Google la si può notare in una variazione del posizionamento del nostro sito all’interno delle SERP. Ecco un classico esempio di penalizzazione riscontrata all’interno di Google Analytics.

esempio penalizzazione google.jpg

All’interno del sito analizzato notiamo che tra maggio e giugno 2020 il calo di traffico organico è stato così brusco e repentino, che nemmeno le successive ottimizzazioni per ristabilire l’ordine sono riuscite a portare le sessioni organiche ai livelli di inizio anno.

 

Come gli esperti SEO di tutto il mondo sanno, non esistono interventi tecnici o massivi da fare per uscir fuori da una penalizzazione. Il modo migliore per porre rimedio è concentrarsi sul valore dei nostri contenuti, essere sinceri con se stessi e chiedersi: sto offrendo contenuti originali e di valore? Rispondo efficacemente alle domande dei miei utenti? Riesco a catturare l’attenzione in mezzo al mare magnum di contenuti proposti dai miei competitors? I miei contenuti sono ben visibili su tutti i dispositivi? Sono completamente affidabili o presentano degli errori (ortografici, strutturali, tecnici)?

 

Se non sarai tu a rispondere a tutte queste domande, lo farà Google con il prossimo Core Update. Per questo conviene prepararsi al meglio.

 

CHE COSA CI ASPETTA NEL CORSO DEL 2021?

La buona notizia è che l’aggiornamento previsto per marzo, incentrato sull’esperienza in pagina da parte dell’utente, è stata spostata a maggio 2021. A partire da quella data, insomma, si aggiungerà un nuovo tassello alla lunga lista di macro criteri di valutazione per determinare il ranking dei siti web.

update-di-page-experience.jpg

Oltre a velocità di caricamento delle pagine, ottimizzazioni mobile first, sicurezza HTTPS, etc… anche le metriche Core Web Vitals diventeranno fattori di ranking.
Di cosa stiamo parlando? Di tutti quei fattori che influiscono sull’esperienza in pagina dell’utente e lo convincono a restarci più a lungo o ad abbandonare velocemente il sito per passare al successivo. Tra queste:

  • il caricamento del principale blocco di pagina (meglio noto come Largest Contentful Paint o LCP) che deve verificarsi entro un lasso di tempo inferiore ai 3 secondi dal primo avvio;
  • il tempo necessario per effettuare la prima interazione (First Input Delay);
  • la stabilità visiva della pagina (Cumulative Layout Shift).

Insomma, si preannuncia un anno interessante, almeno sul fronte digital. Pronto per questa nuova sfida?